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EMDR una tecnica innovativa

di Luisa Pelizza

 

L’EMDR, (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) che possiamo tradurre come Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari, è una metodologia psicologica per il trattamento dei problemi emotivi causati da esperienze di vita disturbanti, quali eventi traumatici, stress, traumi dell’infanzia e calamità naturali. L’EMDR viene inoltre utilizzato per alleviare l’ansia da prestazione e per rafforzare la funzionalità delle persone sul lavoro, nello sport e nello spettacolo. L’EMDR è un metodo complesso che unisce elementi originari di orientamenti teorici clinici consolidati, tra cui quelli propri della scuola psicodinamica, cognitivo-comportamentale, ed umanistica.

L’EMDR può essere utilizzato come tecnica all’interno del percorso di psicoterapia o essere utilizzato come tecnica per specifici problemi.

Una situazione che può accadere abbastanza frequentemente e che può indirizzare il terapeuta all’utilizzo dell’EMDR avviene quando il paziente dichiara di aver capito razionalmente l’origine di un proprio malessere ma sente di non riuscire a superarlo “lo so che è così, però mi fa stare ancora male”. In termini analitico transazionali, le emozioni presenti nel Bambino sono così forti e/o primitive che non hanno completo accesso all’elaborazione da parte dell’Adulto.

Nel 1987, la psicologa Francine Shapiro scoprì casualmente che i suoi movimenti oculari volontari riducevano l’intensità di pensieri negativi disturbanti.

“Un giorno, passeggiando in un parco, notai che alcuni pensieri inquietanti che avevo erano improvvisamente spariti; notai inoltre che quando ritornavo con la mente a quei pensieri essi non erano più disturbanti e presenti come prima. L’esperienza passata mi aveva insegnato che i pensieri disturbanti hanno un determinato “ciclo”; tendono cioè a manifestarsi continuamente fino a quando coscientemente si fa qualcosa per fermarli o cambiarli. Ciò che mi colpì quel giorno fu che i miei pensieri disturbanti stavano sparendo e modificandosi senza alcun sforzo cosciente. (…) Notai che quando i pensieri disturbanti tornavano alla mente, i miei occhi cominciavano spontaneamente a muoversi avanti e indietro in una linea diagonale. Di nuovo i pensieri scomparvero, e quando li riportai alla mente la loro carica negativa si era notevolmente ridotta. A quel punto cominciai a eseguire i movimenti oculari deliberatamente mentre mi concentravo su vari pensieri e ricordi disturbanti e mi accorsi che anche questi pensieri sparivano e perdevano la loro carica emotiva. (…) Alcuni giorni dopo cominciai a provare questo metodo con alter persone (…)”.

Tramite l’EMDR  il terapeuta facilita il naturale meccanismo interno di autoguarigione (guaritore interno) stimolando l’elaborazione di informazioni dolorose contenute nel cervello.

Utilizzando un protocollo strutturato, il terapeuta guida il paziente nella descrizione dell’evento o dell’aspetto disfunzionale, aiutandolo a scegliere gli elementi disturbanti importanti. Viene chiesto al paziente quali pensieri e convinzioni ha mentre richiama l’aspetto peggiore o più disturbante dell’evento. Il terapeuta aiuta l’elaborazione mediante movimenti guidati degli occhi, o  altre stimolazioni bilaterali degli emisferi cerebrali, toccando, ad esempio, in modo alternato la mano destra e sinistra. Durante i set di movimenti oculari, il paziente rivive vari elementi del ricordo iniziale o di altri ricordi. Il terapeuta interrompe i movimenti oculari ad intervalli regolari, per accertarsi che il cliente elabori adeguatamente da solo. Il terapeuta facilita il processo prendendo decisioni cliniche relative alla direzione dell’intervento. L’obiettivo è l’elaborazione rapida delle informazioni relative all’esperienza negativa da parte del paziente, fino ad una sua “risoluzione adattiva”.

Durante l’EMDR il paziente può provare emozioni intense, ma al termine della seduta, la maggior parte delle persone riferisce una notevole riduzione nel livello di disturbo associato all’esperienza traumatica. Secondo Francine Shapiro, questo è legato ad una riduzione della sintomatologia, ad un cambiamento nelle convinzioni negative del cliente verso quelle positive nuove, ed alla prospettiva di una funzionalità ottimale.

Eventi traumatici o stress importanti, soprattutto in età evolutiva, possono sbilanciare il funzionamento dell’elaborazione adattiva dell’informazione, portando alla ribalta sintomatologie psichiche che compromettono la salute mentale. Tanto più precoci saranno le esperienze stressanti e/o traumatiche quanto più saranno incorporate a livello di sensazioni e percezioni, in quanto non ancora presente nel bambino il canale verbale. L’EMDR lavora nel senso di ricondurre le elaborazioni in senso adattivo e costruttivo.

A tal proposito, dati recenti in ambito neuroscientifico, sottolineano come nel nostro cervello, nuovi collegamenti sinaptici e probabilmente nuove cellule nervose possano continuare a svilupparsi nel corso della nostra esistenza. Le connessioni fra le cellule nervose determinano la modalità con cui la persona interpreta le cose che accadono nella propria vita e le esperienze plasmano in senso positivo o negativo queste connessioni.

Tali connessioni iniziano a svilupparsi nella prima infanzia a partire dalla relazione con le figure d’attaccamento. Esperienze nell’infanzia che comportano uno stato di stress possono avere sulla memoria effetti diversi da quelli indotti da eventi non traumatici.

L’approccio EMDR considera le reti mnemoniche alla base dello sviluppo di un’eventuale patologia. Un qualsiasi evento vissuto in modo traumatico rimane come “bloccato” all’interno delle reti neurali, non integrandosi nel sistema innato che spinge ognuno di noi all’autoguarigione.

In modo analogo, trattando la genesi delle personalità patologiche, Eric Berne utilizza la metafora della pila di monete. Il nostro sviluppo psichico è condizionato dalle nostre esperienze giornaliere che si accumulano le une sulle altre come delle monete. Se queste esperienze risultano traumatiche, si comportano come monete difettose che, una volta sovrapposte, determinano un’instabilità nella pila stessa. In altri termini, più il trauma è precoce, peggiore sarà la stabilità della nostra “pila di monete” cioè della nostra struttura psichica.

Durante il lavoro con l’EMDR si osserva che il paziente per la prima volta “vede” il ricordo lontano, distante, e modifica le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione ed eliminando le sensazioni fisiche disturbanti.

Al termine di una seduta completa di EMDR il paziente è in grado di pensare all’evento traumatico senza alcun disagio emotivo, facendo una valutazione positiva su di sé come persona e senza alcun disturbo a livello corporeo. In genere viene percepito come qualsiasi altro ricordo di situazioni che sono state sicuramente altamente stressanti o traumatiche ma che appartengono alla propria storia e che sono state elaborate nel tempo, senza particolari conseguenze emotive.

Per rifarci nuovamente al linguaggio analitico transazionale, tramite tale lavoro l’energia all’interno degli stati dell’Io ritorna a fluire e ciò permette un pensare/sentire e agire spontanei e questo è per Eric Berne sinonimo di benessere psichico.

Per quanto riguarda la relazione terapeuta/paziente, durante il lavoro con l’EMDR, il terapeuta è costantemente presente e sintonizzato sul paziente; osserva, in particolare, il linguaggio non verbale, le tensioni mimiche e muscolari o eventuali rigidità. Allo stesso tempo però, il terapeuta si pone in disparte e funge da facilitatore, proponendo alcuni input o facendo brevi interventi qualora il paziente fosse in difficoltà o in una situazione di blocco.

E’ possibile affermare che l’EMDR è particolarmente efficace nel trattamento del disturbo post traumatico da stress, nei disturbi d’ansia, nei confronti di traumi specifici, o nell’affrontare situazioni di lutto. Inoltre come tecnica specifica è un metodo che ben si integra con i diversi approcci psicoterapeutici.

 

Pubblicato il 22.09.2014