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Sulla Physis

di Doriano Dal Cengio – Elisabetta Belloli


Physis, in greco natura e creatura, deriva etimologicamente dalla forma verbale Phuo che significa “crescere” o anche “essere”. E' un concetto che ci arriva dagli albori della filosofia greca quando si cominciò ad indagare la Natura come materia vivente. I significati attribuiti nel corso del tempo a questa parola presentano sfumature diverse pur mantenendo una matrice comune. Come vedremo con il termine Physis viene identificata la Natura intesa come l’insieme delle cose viventi animate da una energia vitale, ma anche come energia che stimola l'evoluzione, che presiede i mutamenti, oppure come energia che favorisce la guarigione e mantiene la salute, che guida la crescita e la ricerca di nuovi equilibri. Come sostiene Agust Bier, medico tedesco vissuto a cavallo del novecento, studioso di medicina antica e in particolare di quella ippocratica, per Physis in generale si intende “il potere creativo e terapeutico della Natura”.

 

La Physis nell'antichità

Il primo ad introdurre il concetto di Physis sembra sia stato Talete di Mileto intorno al VII secolo a.c. che assieme al suo discepolo Anassimandro e poi ad Anassimene ed Eraclito formano la cosiddetta scuola di Mileto. Questi filosofi pre-socratici sono noti come i “physici” o i “naturalisti” per il loro interesse ad indagare ciò che anima la materia vivente alla ricerca di un principio (archè) che ne definisse l'essenza. Per Talete l'essenza della Physis intesa come Natura, era l'acqua perché ogni organismo vivente la conteneva, per Anassimene invece era l'aria elemento indispensabile a mantenere la vita anticipando così l'idea di soffio vitale che verrà ripreso da Galeno con il concetto di pneuma. Per Eraclito di Efeso invece l'essenza della Physis era il fuoco che favorisce il trasformarsi delle cose. Eraclito scrisse un trattato Sulla Natura di cui ci sono pervenuti numerosi frammenti per lo più sottoforma di aforismi, spesso enigmatici e di non immediata comprensione tanto da guadagnarsi fra i contemporanei l'appellativo di l'oscuro. Eraclito è noto per essere il filosofo dell’eterno fluire, del “panta rei”, del tutto scorre, per cui “non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume”. Per lui la Physis indica “...il cambiamento o la crescita che si origina dallo spirito nella persona … è il continuo processo di cambiamento che caratterizza non solo la vita degli uomini, ma anche di tutte le cose in natura. Tutte le cose e l’Universo nel suo complesso sono un flusso costante, incessante” ci ricorda nelle sue Massime “ niente è, solo il cambiamento è reale, tutto è un continuo passaggio”. Secondo la sua prospettiva, tutto è movimento, tutto è trasformazione, tutto è cambiamento. Il cambiamento dunque è parte della vita, anzi è la vita e nasce spontaneamente dall'interno della materia biologica. Questa spinta che innesca il cambiamento per lui è la scintilla di Physis, la potente forza sottostante sia alla crescita fisica e biologica che al cambiamento. Anzi la Physis viene vista da Eraclito non solo come la forza della natura che favorisce crescita e cambiamento ma anche come la forza che stimola e favorisce negli animali e nell'essere umano la guarigione naturale. Questo concetto venne poi fatto proprio da Ippocrate di Kos, considerato il padre della medicina, il quale condivideva l'idea che esistesse una capacità insita nella materia vivente di curare se stessa, la vis medicatrix naturae, il potere curativo della natura. Nel suo trattato le Epidemie non poteva essere più esplicito “ … l'organismo non solo riceve passivamente dei danni, ma tenta di ripararli con sistemi di auto-regolazione. Di conseguenza il quadro dei sintomi è composto dai segni del danno e dai segni della difesa. La Physis è il guaritore della malattia. Essa trova da sé la via e i mezzi, non con ragionamenti coscienti e senza necessità di istruzioni. Quando necessario produce lacrime, secrezioni nasali, starnuti, sbadigli, saliva, espettorazione, inspirazione ed espirazione, orinazione, flatulenza, rigurgito, sudore, mestruazioni, febbre, eruzioni cutanee, prurito e qualsiasi altra cosa vi possa essere”. Tutte queste reazioni vengono innescate nell'organismo da una energia intelligente, la Physis, che si attiva in modo da realizzare la guarigione per cui compito del medico è quello di assecondare questa innata pulsione trovando il modo di “... prendersi cura di trovare i migliori aiuti per la Physis umana”. Il concetto di Physis che emerge dalle osservazioni di Eraclito e poi di Ippocrate è quello di una forza “nascosta” nel senso di inconscia e istintuale che presiede i processi fisiologici di trasformazione della materia vivente favorendo quindi quei cambiamenti che servono ad adattarsi alle circostanze per favorire un migliore equilibrio dell'organismo sia nel mantenerlo in salute che nei processi di recupero dalla malattia.

Questo concetto ci è piaciuto molto e ci sembrava particolarmente adatto al nome che cercavamo per il nostro Istituto. Come psicoterapeuti siamo ovviamente interessati ai cambiamenti che avvengono nel corso della vita e a come la terapia agevoli il cambiamento e favorisca l’evoluzione personale. Il concetto di Physis verrà negli anni ripreso e reinterpretato come vedremo, anche da altri autori, ma rimane fedele a quell’idea di spinta, di pulsione, di forza evolutiva che promuove e accompagna il cambiamento, come del resto qualunque processo di crescita. Intesa in questo modo, la Physis diventa una potente alleata del terapeuta e dello psicoterapeuta in particolare, il quale in fondo cerca, attraverso la relazione con il paziente, di fargli sperimentare altre possibilità di essere, in modo che la sua Physis riprenda il suo corso permettendogli così di compiere il suo compito.

 

Eric Berne e la Physis

Negli anni cinquanta Eric Berne, psichiatra e fondatore dell’Analisi Transazionale, recupera il concetto di Physis. Riflettendo sul fatto che la nevrosi presenta molti vantaggi per l’individuo, si chiede nel suo La mente in azione ”...qual è la forza che gli fa sentire il bisogno di guarire? Qual è la naturale forza curativa che consente alle menti e ai corpi ammalati di lottare per riacquistare la salute e per continuare a crescere? Che cosa fa crescere un embrione? Perché non rimane un embrione? Crescere è un lavoro faticoso che richiede un largo impiego di energia. Che cosa ha spinto alcuni molluschi ad evolversi in esseri umani? Perché non rimasero molluschi per l’eternità? Anche l’evoluzione è un duro lavoro” (1951). Berne, che aveva una passione per la cultura classica, trova una risposta nel pensiero di Zenone di Elea, filosofo pre-socratico, che nella sua opera recupera il concetto di Physis proposto da Eraclito. Per Zenone la Physis è la forza curativa della natura, la forza della natura che eternamente crea cose nuove e perfeziona quelle esistenti. In un certo senso Zenone anticipa il concetto di vis medicatrix naturae di Ippocrate, il potere curativo della natura, che sostiene e stimola la guarigione diventando l’elemento curativo della malattia. Possiamo dire quindi che anche lui concepisce la Physis come forza che dà vita ai cambiamenti intesi sia in termini di processi evolutivi che di fenomeni che innescano la guarigione.

L’idea coltivata da Berne era quella di collocare il concetto di Physis accanto ai concetti freudiani di Eros e Thanatos. Berne conosceva la posizione di Freud al riguardo, infatti in Al di là del principio di piacere (1920), Freud aveva espresso scetticismo circa l’esistenza di una forza creativa che stesse alla base e sostenesse l’evoluzione definendola “una piacevole illusione”. Tuttavia probabilmente qualche dubbio anche Freud ce l’aveva visto che più tardi dovrà ammettere che “l’importanza che diamo alle necessità della vita non deve, incidentalmente, sminuire l’importanza delle tendenze evolutive interne se si può dimostrare che esse siano presenti”. (1920)

Probabilmente influenzato dalle istanze innovatrici che investono il pensiero psicologico del suo tempo, Berne in sintonia con altre correnti di pensiero fra cui le proposte di alcuni psicologi umanistici, preferisce assumere un punto di vista più ampio che tenga conto anche degli istinti creativi, i quali possono anche trasformare gli istinti sessuali e di morte. In seguito, tornando sull’argomento, affermerà: “... Forse Physis non esiste affatto, ma nonostante la nostra incapacità di essere conclusivi sull’argomento, esistono così tante cose che accadono come se una forza di questo genere esistesse, che è più facile comprendere gli esseri umani se noi supponiamo che tale forza esista” (1951).

 

Il concetto di Physis dopo Berne

Dopo Berne il concetto di Physis trova poco spazio all’interno della psicologia transazionale. Sarà Petruska Clarkson, psicologa e psicoterapeuta del Metanoia Psychotheray Training Institute di Londra, che nei primi anni novanta pubblica un articolo sul Transactional Analysis Journal (1992) ripreso e tradotto in Neopsiche (1993) rivista italiana dell’AIAT (Associazione Italiana di Analisi Transazionale), in cui recupera le precedenti osservazioni di Berne in merito alla Physis.

La Clarkson evidenzia l'accento posto da Berne sul processo curativo, inteso come processo evolutivo e creativo e sottolinea come Berne sia riuscito ad integrare in modo originale la tradizione psicodinamica con la fiducia nella capacità delle persone di cambiare e trasformarsi. Al di là dell'ambito strettamente individuale, secondo la Clarkson, si può cogliere l'azione della Physis anche a livello sociale. Negli ultimi anni, infatti, ci siamo trovati dinanzi a società e a nazioni che hanno attraversato imprevisti e profondi mutamenti accompagnati da un rifiorire di speranze ed aspirazioni. Secondo l'autrice, l'analisi, la comprensione, l'intuizione possono essere apprezzate non solo in funzione del cambiamento della singola persona, ma anche in favore dell'evoluzione della collettività.

La Clarkson conclude l'articolo evidenziando le implicazioni che il concetto di Physis comporta per la terapia. Da questo punto di vista è più esplicita di Berne quando afferma “… sono giunta a ritenere che Physis sia il nome che le persone stavano cercando per descrivere la forza vitale … credo che il compito degli psicoterapeuti e degli educatori sia quello di permettere alle persone di tornare in contatto con quella forza che è dentro di loro, allo scopo di facilitare la guarigione e l’autorealizzazione. Il compito dello psicoterapeuta è di riaccendere la fiamma che autoguarisce – la scintilla di Physis nella persona. … Accendere questa forza è forse l’attività terapeutica più centrale e importante. Senza questa non c’è energia, la fiducia o la capacità nemmeno di saper utilizzare l’aiuto che viene offerto. Così questo è il primo requisito in psicoterapia.” (1993)

Condividiamo pienamente lo spirito di queste parole. Anche noi pensiamo, parafrasando il noto aforisma, che il terapeuta sia colui che cura, ma sia la persona stessa (o meglio la Physis della persona) a permettere la guarigione o se vogliamo il cambiamento. Di recente, da più prospettive, si è tornati a parlare di “guaritore interno” (M. Bizzarri 2000) da intendersi come una dimensione che favorisce i processi di guarigione e che alcuni autori associano ad una riattivazione del complesso sistema Psiconeuroendocrinoimmunologico (PNEI). Tale ripresa permetterebbe all’organismo del paziente di recuperare quelle funzioni vitali necessarie a “guadagnare terreno” nei confronti della malattia, a favore della salute. Anche qui i concetti si avvicinano, anzi possiamo dire in linea con Ippocrate, che Physis ci sembra proprio il nome più adatto da dare al cosiddetto guaritore interno.

 

La nostra posizione

Contrariamente alla Clarkson non pensiamo che la Physis coincida con l’energia vitale. L’idea di una energia che anima la materia rendendola per l’appunto viva è comune a molte tradizioni e miti antichi, come l’idea che questa energia abbia una valenza universale e trovi in ogni singolo essere vivente la sua manifestazione particolare.

Per la cultura Hindu da cui ci viene la filosofia yoga, l’energia dell’Universo è il Prana (dal sanscrito, soffio vitale). Il Prana è l’energia che anima tutta la materia vivente. Tutte le varie diramazioni delle discipline yoga sono funzionali a rendere il corpo elastico e preparato all’assorbimento del Prana che così vitalizza il corpo scorrendo in migliaia di sottili canali detti nadi. Per il popolo Cinese questa energia è il Qi, sulla cui circolazione attraverso i meridiani si è sviluppata tutta la teoria e la pratica della medicina cinese, comprese discipline come il Tai chi o il Qi gong, pratiche fisiche e discipline mentali funzionali ad accumulare Qi cioè l’energia vitale e distribuirla nel corpo. Per la tradizione Giapponese si parla del Ki. Una delle discipline proveniente da quel paese diffusasi anche in occidente, il Reiki, parte dall’assunto che per produrre salute e guarigione sia possibile la canalizzazione del Rei, intesa come energia universale e il suo congiungimento con il Ki, l’energia vitale personale.

Sulla stessa scia troviamo anche le riflessioni del filosofo Henry Bergson che nella sua opera forse più famosa, “L’Evoluzione creatrice” (1907) ripropone l’idea che alla base dell’evoluzione della materia organica ci sia l’élan vital, lo slancio vitale, che spinge in avanti la materia verso l’organizzazione di forme di vita via via più complesse. Questo slancio vitale si sviluppa ed espande in tutte le direzioni anche se non in tutte con la stessa forza o con la medesima abilità creatrice e questo spiegherebbe, secondo lui, la diversità fra il mondo vegetale e quello animale e le varie diversificazioni all’interno di questo. E’ la stessa vita universale che si realizza in modo diverso e articolato.

E’ l’idea del macrocosmo che si rispecchia nel microcosmo, del “così in alto, così in basso” di Ermete Trismegisto, ma anche del Sé personale che è parte del più ampio Sé transpersonale che pervade l’universo, o dell’anima individuale come parte dell’Anima Mundi secondo la visione neo platonica medioevale, o ancora dell’idea di Atman riproposto dall’induismo quale principio del Sé individuale, unito indissolubilmente a Brahman, principio del mondo esteriore.

Quando pensiamo alla Physis pensiamo più ad una spinta di tipo evolutivo, ad una pulsione di tipo creativo che dirige l’energia vitale verso il miglioramento, verso la guarigione, verso la salute. In quanto spinta ha probabilmente a che fare con la programmazione biologica, attenta ai meccanismi di omeostasi e quindi alla capacità di trovare nuovi equilibri. E’ l’intelligenza della materia o come qualcuno sostiene l’intelligenza cellulare. In questo senso ci torna in mente il mito tantrico-shivaita che vede la materia vivente animata da un principio di energia (shakti) e un principio di coscienza (shiva). L’incontro fra queste due dimensioni della realtà vivente, un principio di energia che alimenta e un principio di coscienza o di intelligenza, che imprime un senso ed una direzione, determina sviluppo e progressione della vita stessa.

 

Pubblicato il 18.01.2011